ANTONIO GIORDANO artista, docente, scultore, pittore, è nato nel 1943 a Santa Croce di Magliano (Campobasso). Fin da ragazzo mostra il suo innato talento per la scultura.
Nel laboratorio paterno muove, dunque, i primi passi. Scolpisce e modella pietra, marmo e legno per dare corpo ad una vena creativa dai contenuti silenti e riflessivi. Nel 1959 compie gli studi artistici che predilige nella Scuola del Marmo di Carrara, perfezionandoli con risultati eccellenti presso il Liceo Artistico della città toscana. Allievo del noto scultore Isoppi, è in questo contesto vivace che affina le tecniche della scultura. Assimila il respiro di una voce rinascimentale dal tono innovativo, tesa a modellare, con forme d’avanguardia, l’anima nascosta nella pietra amorfa. Grazie ad un lungo lavoro di ricerca anatomica, tecnicamente finissima, i risultati di resa materica diventano eleganti e dinamici, pur se radicati in una dimensione mitologica e classicheggiante, alla base della sua formazione culturale.
Le idee, i temi, le forme, gli spazi, le vibrazioni dell’io, l’intreccio delle percezioni si materializzano come d’incanto nelle sue creazioni figurative, levigate, scolpite, intagliate, mescolate sapientemente a volumi geometrici che hanno il compito di cancellare ogni tipo di celebrazione retorica. Le immagini talvolta spingono al sublime e ad una descrizione aggraziata della bellezza. Un leitmotiv che celebra il trionfo di una cultura tradizionale, aperta a tutto campo a svariati scenari sperimentali. Nel suo lavoro c’è il guizzo di una mano abile nel rappresentare soluzioni plastiche, capace di fondere idee contrastanti in opere inusitate.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti: secondo premio, Concorso d’Arte Figurativa, Carrara, 1964; primo premio ex aequo, Mostra d’Arte Molisana, Larino, 1966; primo premio, Estemporanea di Pittura, Termoli, 1971; medaglia vermeille, Mostra Nazionale d’Arte Religiosa “Beato Angelico da Taranto, 1977; targa d’onore, Biennal d’Art Italienne, Parigi,1972 ; medaglia d’argento, Premio Primavera, Foggia, 1972; terzo premio, Mostra d’Arte Contemporanea Santa Croce di Magliano, 1977; primo premio ex aequo, Mostra Estemporanea, Santa Croce di Magliano, 1977. Diverse collezioni private, sparse sul territorio nazionale, accolgono le sue opere.
E’ presente nelle seguenti pubblicazioni: Dino Campini, Arte italiana per il mondo, 1970; Catalogo Nazionale Bolaffi della scultura, n.1, 1976; P. Mandrillo, Presentazione in catalogo, Galleria Magna Grecia, Taranto, 1971; M. Stromillo, Antonio Giordano in catalogo, “Gruppo Maestri Molisani”, Accademia Modigliani, 1974; G. Peluso, Presentazione in catalogo, Galleria Magna Grecia, Taranto, 1976; G. De Gregorio, Rassegna Artisti Molisani, Termoli, 1980; H. Orlando, Catalogo XXVIII Premio Castello Svevo, Termoli, 1983; A. Pace, La pittura molisana rivolta all’Europa, catalogo, Santa Croce di Magliano, 1988; L. Mastrangelo, Di Cronaca e Critica, 1994; M. Bignardi, Contemporanea, Appunti per una storia delle arti visive nel Molise dal 1945 al 1992, 1997; B. Bertolini e R. Frattolillo, Molisani, Ed. Nocera, 1988; Fabìola Naldi, Crossover, Freiburgo, Bologna, 1988. Tra le sue opere segnaliamo: Metamorfosi, Bassorilievo ai caduti, Attesa, Maternità, Cariatidi, Orfeo e Euridice, Dolmen, Senza titolo, Chi è senza peccato, San Sebastiano.
Nel 2010, da un unico blocco di marmo estratto dalle Alpi Apuane, realizza il monumento ai caduti santacrocesi. Il freddo marmo bianco, carico di una forte tensione emotiva, esalta una madre ieratica che sostiene il figlio morente.
La scultura diviene il simbolo della forza di un popolo generata dal sacrificio dei propri figli. Qui traspare un’idea di monumentalità con un paradigma del tutto nuovo.
“Concepire un monumento oggi – sostiene l’autore – significa ripensarlo, svuotarlo di significati aulici e solenni, perché non comunicano con le nostre necessità”.
Antonio Giordano ha una personalità sensibile, fuori dagli schemi consueti, colma di passione creativa, con tante voci dell’anima. Le sue sculture sono robuste e delicate. Contengono stilemi di natura michelangiolesca, dettati da un’attenta conoscenza del corpo e dei suoi movimenti.
Padroneggiano lo spazio architettonico. In linea – in effetti – con l’autorevole voce del Buonarroti: “E’ certo che la struttura architettonica ha un rapporto con l’ossatura dell’uomo. Colui che non sa riprodurre la figura umana e non è un esperto di anatomia non capisce nulla di architettura”.
Come docente Antonio Giordano ha dato molto alla scuola e ai suoi allievi, trasmettendo, con esemplare umiltà, l’uso della mano e l’amore per l’arte. Le sue esperienze didattiche sono presenti in due documentari del DSE della Rai. Ha fatto parte della giuria del concorso I Colori della Vita. Nella litografìa, tradotta in opera scultorea come premio alle scuole dell’Abruzzo e dell’Emilia Romagna, in modo originale affronta il tema del concorso: “Insieme sul sentiero della vita”, in memoria dei 27 bambini e della maestra Ciniglio, morti nel crollo della Scuola Jovine di S. Giuliano di Puglia.
Il modellato taglia la superficie da cui emerge Pegaso. L’azione del cavallo alato è allusiva. S’impone un sussiego di ondulazioni che richiamano all’essenzialità delle crete toscane. Fende, solca, scava il piano come il dolore provocato dal sisma. La donna che lo cavalca è l’allegorìa della speranza. Con i suoi libri ci ricorda il ruolo determinante del sapere nella crescita della società. Il flusso delle figurazioni mitologiche prorompe dunque con vigore. Vola in alto. Spezzando nel proprio cammino ogni ostacolo tenebroso, per sussurrarci ad alta voce: “La vita è un’esperienza meravigliosa”.
di Luigi Pizzuto